La grammatica dell’Amore

Egli aspettò che producesse: fermati e attendi con fiducia! 

L’ARTE DI ASPETTARE: abbiamo bisogno di riprenderci il tempo, di non-agire perché si ha fiducia

Il diletto, il padrone, o il contadino ama la sua vigna, la cura e poi? ASPETTA. Aspetta che produca. Il profeta Isaia, ci ricorda, che tra la cura della vigna, la sua semina e la mietitura c’è un tempo in cui non si lavora se non con la non-azione, con il non-fare. C’è un tempo per entrare in azione e un tempo in cui introdurre una pausa. Il contadino si mette in pausa, non è invasivo, non è intrusivo, coltiva ma poi accompagna la crescita a distanza perché il seme ha i germi per sviluppare la pianta. C’è un evento che il contadino non può determinare e deve respingere la tentazione di farlo.  Amare implica il rispettare i tempi dell’altro, è una delle cose più difficili. Attendere significa vigilare, accompagnare pur da lontano chi cresce. Significa pazientare, attendere con fiducia il raccolto. 

Oggi siamo dentro l’insipienza della fretta, ma ottimizzare i tempi rischia di violentare il tempo. Oggi abbiamo bisogno di tempo, abbiamo bisogno di fermarci, prima di ripartire. Dio sa attendere i tempi umani e ci suggerisce una modalità di lavoro che è la non-azione, l’acconsentire alla maturazione dell’altro senza forzare i tempi. Si tratta di imparare la sapiente e faticosa arte del non-agire, di aiutare ciò che può procedere da solo. C’è bisogno di un alt, di una pausa, di un non-agire. FERMATI, ATTENDI CON FIDUCIA,  perché Dio ha cura di te, dei tuoi doni, tu però fai la tua parte!

La diede in affitto e se ne andò lontano: demone dell’abbandono? 

L’ARTE DI RITIRARSI DEL PADRONE:  la nascita della responsabilità e della fiducia

Nel Vangelo Gesù ci racconta di un uomo che coltiva la sua vigna, con molta cura, con molta attenzione. L’evangelista Matteo sembra voler sottolineare l’attenzione minuziosa che il coltivatore attua sulla sua coltivazione. Questo uomo è metafora di Dio, che come per il profeta Isaia cura la sua creatura, con amore, con attenzione, con pazienza, così con noi. Se, il profeta Isaia, poi sottolinea la logica dell’ATTESA (aspettò), con il Vangelo le cose si complicano, il padrone se ne va lontano, se ne va.   Gesù, nel vangelo ci fa sostare sull’arte del ritirarsi che chiama in essere la responsabilità dell’altro e la sua fiducia che il padrone non abbandona ma ritorna, DIO RITORNA SEMPRE!.  Il vangelo ci dimostra che non c’è abbandono, che Dio torna a raccogliere, manda continuamente qualcuno per ricordarci che lui c’è, manda il suo stesso figlio, come in ogni santa eucaristia che celebriamo. Cerchiamo Dio nelle persone che richiedono da te dei segni della sua presenza, i frutti dei suoi doni, la condivisione dei tuoi talenti e allora lo incontrerai nei servi, nei profeti, nelle persone che incontri

L’ARTE DI LASCIARE DEI CONTADINI: Dio ritorna e ritorna sempre.  Cerca e accogli i suoi segni

Attenzione alla tentazione del POSSEDERE. “Su uccidiamolo, e avremo noi la sua eredita”, dicono i contadini.  A volte il silenzio di Dio e l’incapacità di mettersi in relazione con Lui, fanno nascere la tentazione di possedere, di trattenere per sé, di farci padroni della nostra vita, della vita degli altri, del tempo, dello spazio.  E sappiamo quanto tutto questo sia una illusione. Se questo accade il rischio è di soffocare il bene che è dentro di noi e che il Signore ci chiama a condividere, di impedire al nostro Dio di incontrarci perché troppo occupati a difendere i nostri territori. Dio si ritira per far sorgere in noi la fiducia e la responsabilità, così noi siamo chiamati a coltivare l’arte del lasciare e abbandonare ogni illusione di possesso di sé, della propria vita e di quella degli altri. 

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