«Se una persona si trova in difficoltà, il miglior modo di venirle in aiuto non è quello di dirle cosa fare, quanto piuttosto quello di aiutarla a comprendere la sua situazione e a gestire il problema assumendo da sola e pienamente le responsabilità delle scelte eventuali[1]».
Il termine “counselling” appare per la prima volta nel 1908 dal riformatore sociale statunitense Frank Parson, autore del volume “Choosing a vocation” dedicato al tema del “career develop” (“sviluppo di carriera”). Agli inizi del Novecento, negli Stati Uniti, alcuni operatori sociali utilizzano la parola “counselling” per indicare l’attività di orientamento professionale da essi svolta verso i soldati che rientravano dalla guerra e avevano bisogno di essere accompagnati nell’inserimento sociale e lavorativo nel mondo. Il successivo sviluppo del counselling, sempre negli Stati Uniti, va verso diversi ambiti: scolastico, sociale, sanitario. L’obiettivo? Orientare i soggetti a una maggiore consapevolezza delle proprie potenzialità da riconoscere e maturare all’interno dei diversi contesti in cui erano chiamati a operare.
Con lo sviluppo della psicologia umanistico-esistenziale, e grazie al contributo degli psicologi statunitensi Carl Rogers[2](1902-1987) e Rollo May[3] (1909-1994) il counselling comincia a configurarsi in senso moderno come “relazione d’aiuto”.
La pubblicazione nel 1951 di “Client-centered-Therapy” di Carl Rogers porta a delineare sempre più la sua “terapia centrata sul cliente” e segna ufficialmente la nascita del counselling nel suo significato attuale.
L’approccio rogersiano è focalizzato sulla persona e rappresenta una vera e propria rivoluzione rispetto agli orientamenti psicoterapeutici. L’attenzione verso il problema del cliente e la ricerca dei sintomi e le soluzioni per superarli, si sposta alla risoluzione di essi attraverso una crescita della persona capace, in una dinamica di narrazione di sé e di ascolto, di riconoscere risorse e potenzialità del soggetto per procedere autonomamente verso la propria indipendenza.
Alla fine degli anni Cinquanta il counselling giunge in Europa attraverso la Gran Bretagna e giunge così anche in Italia.
Nel Regno Unito il counselling trova i suoi primi inizi nei consultori, nei centri giovanili e negli ambulatori con servizi alla persona in risposta a problemi di inserimento sociale. Qui nascono le prime associazioni per la regolamentazione e la gestione della professione per il riconoscimento ufficiale della professione nei vari Paesi e nel 1994 si costituisce con questo obiettivo la “European Association for Counselling” (EAC) che redige una definizione di counselling adottabile dalle diverse nazionalità.
In Italia
In Italia le origini del counselling si legano alla storia dell’assistenza sociale che, nei primi decenni del Novecento, ha carattere soprattutto filantropico e volontario, creando spazi potenziali gli interventi di aiuto non medici. Questo è il retroterra del counselling, che tuttavia si diffonderà con il proprio nome solo a metà degli anni Ottanta.
Alcune date
Nel 1984 viene fondata a Roma l’Associazione ASPIC Counselling e Cultura. Nello stesso anno viene erogato il primo corso di formazione nel nostro Paese. Negli anni successivi le sedi sul territorio nazionale si moltiplicheranno coprendo tutte le regioni.
Negli anni Novanta sorgono le prime associazioni di Counselling che si propongono come obiettivo di promuovere la professione, definirne l’identità e regolamentarne l’esercizio. La Legge 18 febbraio 1989 n.56 prevede che il Counselling, in quanto tecnica di intervento, sia esclusa dall’ambito della psicoterapia. Nel 1993 si svolge a Montecatini il primo congresso europeo delle scuole e dei professionisti del counselling. Nel 1997 nasce nelle Marche l’ASPIC di Ancona che opera per diffondere la cultura del counselling nel territorio e si dedica alla formazione, nel corso del tempo, di centinaia di agevolatori nella relazione di aiuto, facendo conoscere al pubblico locale le potenzialità del counselling come strumento di evoluzione personale e di gruppo.
Nel 2000 il CNEL – Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro – inserisce il Counselling tra le professioni non regolamentate e riporta nel IV Rapporto di monitoraggio sulle Associazioni rappresentative delle Professioni non regolamentate per la prima volta due associazioni di Counselling, l’AICo e la SICo.
Nel 2003 Nasce FENASPIC, Federazione Nazionale delle sedi territoriali ASPIC, che si occupa per cinque anni di promuovere la cultura del counselling. Nello stesso anno viene costituita U.P.Aspic, la prima Università Popolare del Counselling.
Nel 2006 l’ISFOL, Istituto per lo Sviluppo della Formazione professionale dei Lavoratori, pubblica un volume intitolato “Consulenza alla persona e counselling”. Ai lavori di preparazione del testo collaborano con dedizione alcuni membri dell’ASPIC.
Il percorso di regolamentazione della professione di counselling, spesso osteggiato da alcuni Ordini e Associazioni di categoria di psicologi, approda nel 2013 a una conquista storica con l’approvazione della Legge 14 gennaio 2013, n.4 recante “Disposizioni in materia di professioni non organizzate” che riconosce e disciplina le professioni non organizzate in ordini e collegi, fra cui quella di Counselling. Tuttavia il counselling in Italia è al momento una professione non regolamentata e priva di un Ordine professionale e lo Stato non ne indica i requisiti minimi per l’esercizio.
1. Le associazioni professionali di cui all’art. 2 e le forme aggregative delle associazioni di cui all’art. 3 pubblicano nel proprio sito web gli elementi informativi che presentano utilità per il consumatore, secondo criteri di trasparenza, correttezza, veridicità. Nei casi in cui autorizzano i propri associati ad utilizzare il riferimento all’iscrizione all’associazione quale marchio o attestato di qualità e di qualificazione professionale dei propri servizi, anche ai sensi degli articoli 7 e 8 della presente legge, osservano anche le prescrizioni di cui all’art. 81 del decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59.
2. Il rappresentante legale dell’associazione professionale o della forma aggregativa garantisce la correttezza delle informazioni fornite nel sito web.
3. Le singole associazioni professionali possono promuovere la costituzione di comitati di indirizzo e sorveglianza sui criteri di valutazione e rilascio dei sistemi di qualificazione e competenza professionali. Ai suddetti comitati partecipano, previo accordo tra le parti, le associazioni dei lavoratori, degli imprenditori e dei consumatori maggiormente rappresentative sul piano nazionale. Tutti gli oneri per la costituzione e il funzionamento dei comitati sono posti a carico delle associazioni rappresentate nei comitati stessi.La legge affida alle libere associazioni professionali, organizzazioni a carattere privatistico e adesione volontaria, il compito di valorizzare le competenze dei professionisti a esse iscritti attraverso il rilascio di un’attestazione di qualificazione professionale che agevola la scelta e la tutela del cittadino/utente. La nuova normativa offre, cioè, ai singoli professionisti la possibilità di farsi rilasciare da un’associazione professionale un attestato di qualità e di qualificazione professionale dei servizi (art.4 della L. 4/2013). La normativa prevede infatti l’esercizio autoregolamentato della professione, vale a dire che la qualificazione della singola prestazione professionale si basa sulla conformità della stessa alla “Normativa tecnica UNI” (direttiva 98/34/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, 2 giugno 1998).
[1] C. ROGERS, La Terapia centrata sul cliente, 1951
[2] Carl Ransom Rogers (Oak Park, 8 gennaio 1902 – La Jolla, 4 febbraio 1987) è stato uno psicologo statunitense, fondatore della Psicoterapia Centrata sulla Persona inizialmente definita terapia non direttiva e noto per i suoi studi sul counselling e la psicoterapia all’interno della corrente umanistica della psicologia.
[3] Rollo Reece May (Ada, 21 aprile 1909 – Tiburon, 22 ottobre 1994) è stato uno psicologo e insegnante statunitense.
[4] https://www.lavoro.gov.it/documenti-e-norme/normative/Documents/2013/Legge_14_gennaio_2013_n4.pdf
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