A volte si può perdere la fede

Omelia 27 Domenica Tempo Ordinario C

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Siamo servi inutili, abbiamo fatto quanto dovevamo fare!

Non so voi che effetto faccia questo versetto. Una prima spiegazione che volevo consegnarvi è rispetto questo “siamo servi inutili” che detto così nel nostro modo di parlare, cosa vuol dire? Siamo servi che non servono a niente. La parola inutile – non so voi – a me rimanda questo, invece letteralmente la parola inutile cosa vuol dire? Significa non utile. La parola utile letteralmente deriva da che cosa? Da utensile.  Cosa sono gli utensili? Sono gli oggetti che ci servono per fare le cose. Quindi letteralmente, dire siamo servi inutili, significa dire siamo servi non utili, cioè siamo servi che non vengono trattati da Dio come degli oggetti, ma come delle persone. Quindi il primo invito che mi pare che questo versetto ci offra è questo: tra di voi, tra di noi, tra noi cristiani almeno, ma non solo, cerchiamo di non trattarci come degli oggetti, ma come persone che si amano. Che non è così scontato. A volte, magari a voi non capita, però a volte succede che io vado da una persona perché mi serve ed è più importante ciò per cui mi serve, che la persona in sé. Ecco, quando capita questo vuol dire che l’altro è utile, un utensile, e secondo il Vangelo di oggi non va proprio così bene. Per Dio non siamo oggetti da utilizzare, ma siamo persone da amare. Certo, anche per lavorare, ovviamente, ma da amare. Ciò che conta non è tanto il nostro fare, quanto l’essere delle persone, che, poi, certo siamo chiamati anche a darci da fare. 

E così vado sulla seconda parte del versetto che vi ho consegnato, cioè abbiamo fatto quanto dovevamo fare. Ecco, io ogni volta che mi trovo di fronte a questo Vangelo, ogni volta mi chiedo, ma che cosa devo fare? Perché capite bene se io dico: ho fatto quello che dovevo fare,  vuol dire che io so cosa devo fare. Cioè se io ho un compito, oggi devo fare 100 cose e stasera faccio la verifica e le ho fatte, sì, bene, ho fatto quanto dovevo fare, non le ho fatte? Bene mi manca qualcosa però so! Quindi la domanda che mi sono posto è: ma come faccio a sapere se ho fatto quello che dovevo fare? Allora mi pare che le letture che abbiamo ascoltato ci offrano alcuni spunti per rispondere a questa domanda. Cioè, il discepolo del Signore che fa quello che deve fare, cosa deve fare? 

Prima risposta dalla prima lettura del libro del profeta Abacuc, lettura straordinaria se l’avete ascoltata bene, soprattutto nel contesto di oggi, che cosa dice a un certo punto il profeta? Dice: implorerò aiuto e non ascolti, a Te alzerò il grido: Violenza, e non salvi. Chi è il discepolo del signore che fa quello che deve fare? È colui che non è indifferente. È colui che vede le cose che non vanno e prende posizione. Questo ci insegna, Abacuc. È colui che di fronte al male che vede a un certo punto non ce la fa più e va da il suo Dio e dice: io grido violenza e tu non ascolti. Potente, pensate a oggi. Quindi, se io voglio essere un discepolo del Signore che fa quello che deve fare: devo essere una persona che si accorge di ciò che c’è attorno a lui e devo avere il coraggio di prendere posizione con un gesto, una parola, una scelta, un’opera… boh! Fosse anche “solo”: stasera, chiudermi in camera mia, farmi un segno di croce e dire al Signore: Basta, non ne posso più di vedere tutta sta violenza. Se faccio così, allora ho fatto quello che dovevo fare. 

Ma poi c’è un altro insegnamento che ci offre la prima lettura. A un certo punto, sentite la bellezza, il profeta grida e Dio rispose bellissimo rispose! E cosa dice? Scrivi, ci sarà un termine; ci sarà una scadenza a tutto quel male che tu vedi. Non so se percepite la bellezza se ci crediamo.  Quindi chi è il discepolo del Signore? Il discepolo del Signore è colui che vede, prende posizione e grida, ma è anche colui che si fida.  Si fida in che cosa? In chi? In un Dio che dice che prima o poi ci sarà un termine. Ci sarà una scadenza, una fine a tutto il male che tu vedi e quindi “riposati” su questa mia promessa. Stai lì. 

E poi, però, profeta Abacuc continua: “E se indugia –  straordinario – ci sarà una scadenza, ci sarà una parola termine, ma se per caso Dio rallenta, è un po’ in ritardo, indugia: Tu attendilo. Chi è il discepolo del signore? Scusate se sono ripetitivo, ma così spero resti qualcosa. È colui che vede, prende posizione, grida, prega… ed è colui che si fida che ci sarà un termine e se il termine ritarda è colui che si allena ad attendere. Forse è la parte più faticosa. Se il tuo Dio non risponde immediatamente come tu pensi, se vuoi fare quello che devi fare, attendi fiducioso che prima o poi lui agirà. Allenati all’attesa! 

Ma poi arriva a San Paolo! Anche lui ci insegna che cosa vuol dire essere discepoli del Signore. Chi è il discepolo del Signore che fa quello che deve fare? È colui che è forte, che ama ed è prudente… sto citando eh. Cioè, non è un uomo tiepido, lo dicevo già all’inizio. È uno che prende posizione, crede in quello che ascolta, fa qualcosa, compie dei gesti, ma con amore. Perché senza amore la forza rischia di diventare violenza – potente. Di più! Nemmeno questo basta! Serve la prudenza, perché l’amore senza prudenza – che vuol dire senza saggezza, senza discernimento – può diventare qualcos’altro: possesso, imposizione, costrizione, oggettivazione dell’altro; quanti esempi ne vediamo purtroppo. Quindi, vuoi essere un discepolo del Signore e vuoi chiederti se lo sei? Se hai fatto quello che deve fare, chiediti oggi, come hai agito? Hai amato? Con forza, prudenza, senza come?

Arrivo alla fine: chi è il discepolo del Signore? Il Vangelo, al primo versetto: Signore, accresci la nostra fede. Chi è il discepolo del Signore che ha fatto quello che doveva fare? È colui che mette in conto che nel suo cammino di fede può perdere anche la fede. Adesso dico una cosa grave. A volte ci sono preti, spero di non essere io, ma mi pare di no, almeno per ora, che hanno perso la fede, perché capita. E continuano a fare i preti, mestieranti, ma senza fede. A volte ci sono cristiani – non voi – che vengono a messa tutte le domeniche, ma che in fondo hanno perso la fede. Nel senso: non hanno nessun rapporto con Dio, non pregano mai, non aprono mai il Vangelo… in fondo “va ben tutto”. Ecco, a volte capita! Quindi chi è il discepolo del Signore?  È colui che anche se crede, anche se è bravo, anche se – magari – fa un servizio, anche se è prete, non smette mai di chiedere al Signore: Donami la fede, accresci la mia fede. 

Vi ho lasciato una griglia su cui, se volete, potete riflettere nei prossimi giorni. La domanda è chiara: Siamo discepoli del Signore? Sì, siete qua. Abbiamo fatto quello che dovevamo fare oggi?  Ecco, vi ho dato alcune possibili risposte attraverso le quali guardare la vostra vita.

Buon cammino.

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