E tutto tace. Tace la voce. Tace l’amore.

Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo.Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua.  Le dice Gesù: «Dammi da bere».

Tutto si è fermato. Attorno a noi il silenzio sta crescendo di giorno in giorno. Possono iniziare ad affiorare paure, domande, preoccupazioni, attese e speranze. Questo è il tempo in cui è scalfita anche la corazza più dura e piegato l’ottimismo più tenace. Questo tempo sembra rallentarci. Gli spazi chiudersi sempre di più e insieme si dilata il desiderio di sentire la voce dell’altro, di chi non è in casa con noi e che non possiamo abbracciare, assaporarne il calore, percepirne il profumo. Allora sentire la sua voce si trasforma in una carezza allo spirito, o vedere il suo volto stringere il cuore. 

Gesù affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno.

Siamo giunti al mezzogiorno della nostra quotidianità, del nostro tempo libero e delle nostre attività.  E, Gesù, in questa domenica, nel deserto, giunge al suo personale mezzogiorno. È l’ora più calda, quella più faticosa. L’ora in cui tutto si ferma e tutti cercano un luogo di riparo per trovare rifugio. Così, lui, va presso un pozzo in cerca di sostegno e riposo. Gesù è sfinito dal cammino, dal deserto, dal sole caldo.  Eccoci insieme a Gesù, nel deserto delle nostre relazioni, nella fatica di accogliere l’assenza degli sguardi, nell’aridità interiore per il silenzio che a poco a poco invade non solo le strade, le nostre case ma la nostra stessa pelle, fino a raggiungere il cuore. 

E tutto tace. Tace la voce. Tace l’amore.  Tace la fiducia. Tace il grido. Tace la speranza. Tace la luce. 

In questo enorme VUOTO la parola di Dio ci annuncia che non siamo soli. Per te uomo e donna, di fede, o almeno ci provi a esserlo, Gesù condivide la tua stessa fatica e le tue domande. Ma soprattutto Gesù ci indica una strada possibile di guarigione e speranza. 

Una via per RICOMINCIARE A PARLARE dentro ogni potente silenzio: un pozzo con un po’ d’acqua e una domanda a una donna. Sì un pozzo, un po’ d’acqua e una domanda sorprendente a una donna con cui Gesù non avrebbe nemmeno potuto parlare, perché samaritana: DAMMI DA BERE!   Abbiamo bisogno di un pozzo e un po’ d’acqua. Un pozzo e un po’ d’acqua: la mia famiglia, mio marito, mia moglie, mio figlio, i miei genitori… le persone che amo e mi amano…oppure una passione, un’arte, un pensiero luminoso … E poi la domanda, che rivela un bisogno, un’attesa, un desiderio, o una speranza: Dammi da bere! Gesù chiede da bere e noi, ora, cosa chiediamo? 

E poi c’è, finalmente, lei. Sì, finalmente una parola su di lei, la donna, la samaritana. Una donna affamata di relazioni, una donna sola, una donna impura secondo la tradizione del suo tempo e quindi da tenere a distanza, già a DISTANZA. Questa parola si sta incidendo nella nostra carne. Una donna anche lei assettata e stanca nella ricerca di quell’acqua, in quel pozzo, con quel caldo. Una donna che vede Gesù. Non lo evita. Si fa mettere in discussione e … lo ascolta.  Sì, lo ascolta e questo ascolto apre in lei una fonte di acqua che zampilla. Una sorgente eterna.  Ecco la grande speranza, la grande chiamata, la straordinaria provocazione che ci dovrebbe far scattare in piedi sopra ogni oscurità che ci invade. Nel deserto, nel mezzogiorno di questo tempo, ritrovare in noi la fonte che zampilla, grazie alla Parola che Dio semina nei nostri aridi terreni. 

Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa».  Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te»

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