L’amore non teme la distanza

Le sorelle di Lazzaro mandarono a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».

L’amore non teme la distanza. Inizio così questo commento al vangelo di questa domenica. L’amore non teme la distanza. Nessun autentico amore teme la lontananza. Gesù è lontano da Lazzaro. È lontano da Marta e Maria, ma l’amore che prova per loro non è venuto meno. Il suo amore è rimasto vivo e appena viene a conoscenza della malattia di Lazzaro riprende il cammino e va da loro. Distanza, lontananza… credo che mai come in questi giorni queste esperienze siano così vive in ciascuno di noi, così graffianti la nostra esistenza e le nostre relazioni. Non posso non pensare a tutte quelle persone che stanno morendo da sole in ospedale. Non posso non pensare alle lacrime versate nel silenzio e nell’isolamento dei malati e dei loro familiari e tutto a distanza. Una lontananza che non si spezza nemmeno con la morte per l’impossibilità di accompagnare i propri cari all’ultimo saluto. Tutti noi conosciamo quanto sia doloroso ma liberante la vicinanza, la preghiera, quando la sepoltura è vissuta con le persone che si amano. Oggi la parola di Dio entra in questa lontananza e distanza e ci ricorda che l’amore non le teme. Gesù ci rivela che l’amore va oltre e rimane VIVO e, aggiungo, ETERNO in ogni impossibilità di incontrarci.  

Signore colui che tu ami è malato

Gesù è preso per il cuore. Le sorelle di Lazzaro sapevano bene l’amore che lo legava a loro e Gesù non perde tempo. L’amore non perde tempo in chiacchere. Il cuore mette immediatamente in moto il corpo, il passo, per ridurre lo spazio fra coloro che si amano. Forse questo ci è chiesto in questi giorni oscuri: riprendere in seria considerazione l’amore che ci lega alle persone quelle vicine, quelle che vivono con noi, e quelle lontane. Ma oso dire di più: non solo queste persone ma da credenti non c’è uomo e donna che possiamo escludere dal nostro amore. Quindi? Riduciamo ogni possibile distanza con la CREATIVITÀ dell’amore che ci è possibile esercitare in questo tempo fatta di gesti, di silenzi, di ascolto, di telefonate, di messaggi e di ginocchia piegate, di preghiera per chi ora sta lottando e per noi che stiamo certamente resistendo per non disperare, non abbatterci, non impazzire. 

Gesù si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. 

E giungiamo alla grammatica del dolore che il vangelo ci offre. Gesù ama. L’amore non teme le distanze anzi sprona il cammino per trovare nuove vie CREATIVE di comunione e, soprattutto, ci educa a vivere coraggiosamente il tempo del dolore.  Gesù dopo aver sentito il dolore delle sorelle di Lazzaro ha una reazione inedita: Lui che è Dio, Lui che può tutto si commuove profondamente, è turbato, e scoppia in pianto.  La pedagogia della sofferenza che Gesù ci offre è importantissima. Gesù si fa prossimo, ascolta, accoglie il dolore, compatisce quello stesso dolore, lo fa emerge in lui attraverso il dono delle lacrime e agisce!  Forse nella situazione attuale che stiamo vivendo il vangelo ci chiede di intraprendere questa pedagogia per avere un assaggio di risurrezione.  Forse, la parola di Dio, ci chiede di fermarci. Ora. Sì, in questo momento, e guardare con verità gli occhi di chi ora è al mio fianco e senza temere di manifestare nel dolore che portiamo tutti, senza con il turbamento depositato in noi da giorni e giorni di notizie tristi, scoppiare in pianto per poi ALZARCI IN PIEDI, redenti tra i redenti. La tentazione di questi giorni è sentirci paralizzati. È una tentazione legittima con il grave pericolo di cadere in un buco nero di sensazioni che divora tutto e tutti … per vincere ecco una via possibile, una grammatica del dolore da percorre: commuoversi, turbarsi, piangere e, soprattutto, agire. 

Gesù disse: «Togliete la pietra!». Gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!».  Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».

Riposiamo ora su questi comandi di Gesù. Togliete la pietra. Vieni fuori. Liberatelo e lasciatelo andare. Sono pronunciate per noi queste parole. Siamo noi i malati che Gesù ama. Per noi Gesù si commuove, è turbato, piange e ci offre la forza di alzarci. Ora ci chiede di togliere le pietre che rallentano il nostro passo e ci schiacciano. Ci ordina di alzarci e uscire fuori e camminare sebbene legati dalle bende oscure di questo nostro tempo e, finalmente, liberati, rimetterci in cammino e, chissà, grazie al nostro modo di vivere tutto questo… Molti credano in Lui.

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