Quarta parte di un articolo della dottoressa Paola Scalari, psicologa, psicoterapeuta, psicosocioanalista, docente in Psicoterapia della coppia e della famiglia alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della COIRAG.
Disagi nell’età evolutiva
I figli della famiglia digitale, connessa più con il mondo esterno che con i membri del gruppo familiare, si smarriscono dentro alla rete.
Sono bambini cresciuti con videogiochi che propongono avvincenti immagini offerte a tutte le ore da madri che cercano di calmarli, prole di genitori con l’i-phone sempre sulle orecchie che rimarca quanto ciò che lì dentro si ascolta sia più interessante di ogni altra cosa, neonati allattati da mamme che offrono tette distratte mentre twittano attentamente. Sono ragazzini quindi che, non avendo ricevuto un’educazione e un buon esempio dai loro adulti di riferimento, diventano dipendenti dalla vita nel web.
Gi adolescenti quindi sentono la vita digitale come una naturale componente della loro esistenza e come tale la esplorano, la praticano, la usano con perizia preparandosi ad un domani che sarà permeato sempre di più dall’algoritmo del computer. Sono giovani che non sono liberi da un condizionamento economico possente quanto nascosto. Sono generazione “comperate” anche nei sentimenti da programmi “pornografici” che vendono vacui sentimentalismi. È infatti pornografico il corpo usato ed esibito in amplessi poco veritieri, ma è pornografica anche l’esibizione di amori fasulli messi in scena da programmi e video dove si esibiscono sentimenti d’amore. I piccoli sono dunque vittime di uno sfrenato consumismo che ora non solo riguarda gli oggetti, ma anche stati d’animo, scelte emotive, vissuti personali, corpi esibiti.
Per l’adolescente che è alla ricerca di capire il suo corpo che cambia e gli sfugge è facile cadere in ambigui utilizzi dello stesso. E l’adolescente lo buca, lo tatua, lo scarna, lo dilata e lo mostra con ostentazione. Qualche volta lo lascia anche usare per sentirlo apprezzabile poiché dal sesso più che il piacere dell’intimità si aspetta il piacere dell’ammirazione. La sua enciclopedia per imparare come fare sta nel web, la sua finestra per ottenere questo compiacimento sta nei social.
I migliori però si salveranno se gli adulti avranno offerto loro degli “antidoti”. Unendo tecnologia con cultura umanistica, infatti, inventeranno forme di vita e di produzione che ancora non possiamo immaginare. I più colti umanamente sapranno ideare programmi che avranno importanti effetti sull’economia in crisi.
I più fragili invece moriranno umanamente, psichicamente e lavorativamente dentro all’abuso della vita in rete. Sono questi gli adolescenti che finiscono nelle maglie di chi della loro vulnerabilità vuole approfittare e perciò fa in modo che nello stato sociale e nell’impegno degli adulti non ci siano soldi da spendere per contrastare le derive di una cattiva educazione. E chi produce siti pornografici sicuramente ambisce a questo ricco mercato sempre rinnovabile. Il porno usufruito e prodotto in rete perciò alimenta, raccoglie e genera disagio in una spirale senza fine. I ragazzi perciò abusano della iperconnessione quando sentono irrefrenabili inquietudini, sono angosciosamente tristi e vivono l’incapacità di crescere. È quella che provano un’ansia basata sulla paura di non valere, di non essere apprezzati e di non riuscire vincenti. Figli di un’epoca nella quale i genitori li hanno molte volte rivestiti di cose materiali e deprivati di sguardi e attenzioni relazionali possono cercare compensazioni dentro alla rete. Sono piccoli a cui si è precocemente insegnato a dover essere ricercati dai coetanei fin dalla prima festina con i compagni dell’asilo e poi dal dovere essere il preferito da tutti gli adulti siano l’allenatore sportivo, l’insegnante, il prete… Sono quindi adolescenti che vivono con terrore il non essere al centro dell’attenzione. E se gli insegnati qualche volta non li hanno valorizzati sono stati difesi a spada tratta dai genitori che si sono scagliati contro il mondo scolastico confermando l’idea puerile che si deve essere sempre “cliccati”.
Per gli adolescenti più soli l’essere iperconnessi diviene il modo privilegiato di vivere. Nella rete cercano consolazione. E la pagina web diviene il muro per affiggere le proprie proteste, lo spazio per trasgredire, osare, cercare, sperimentare. Esistere.
[continua la prossima settimana]
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