Sesta traccia sulla vita interiore: il fallimento, l’esperienza del peccato

L’esperienza del peccato fa parte della vita dell’uomo e del credente. Per il percorso che stiamo compiendo, è, ora, importante sondare il cuore e comprendere che cosa in esso si muove quando abbiamo scelto il male. Infatti compiere il male, il peccato, non significa immediatamente essere consapevoli del dolore che introduce nel nostro cammino di discepoli del Signore e delle conseguenze che può avere nella vita interiore.

Il motivo per cui il sacramento della confessione, riconciliazione, sia uno dei sacramenti meno frequentati non sta nella fatica di comprenderne il significato e la valenza teologica del sacramento stesso come molti sostengono, ma sta nell’incapacità di essere coscienti del dolore che il peccato semina nel cuore dell’uomo, nel nostro cuore.

Se l’uomo non fosse anestetizzato e fosse più allenato ad ascoltare i movimenti del cuore, non sopporterebbe il dolore che il proprio peccato gli provoca e, prima o poi, cercherebbe la misericordia del Padre, la certezza del suo perdono, che è offerto nel sacramento, tornerebbe più volentieri al suo Amore, all’abbraccio benedicente.

Avrebbe un cuore spezzato, frantumato, per il proprio male, ma profondamente disponibile all’amore del Padre. L’uomo, con il cuore frantumato per il proprio peccato, sarebbe come una terra inaridita, dura e colma di spaccature, ma ardente di ricevere al più presto e in abbondanza l’acqua che da la Vita, l’acqua purificante del perdono.

Ma concretamente cosa significa avere un cuore consapevole del male/peccato compiuto? 

I cinque stadi di penetrazione della malizia nel cuore

Quando c’è il peccato? Per compiere il peccato si devono compiere alcuni passaggi. 

  1. La suggestione: accadde qualcosa che cattura la mia attenzione e mi distoglie dal Signore e dal mio essere figlio di Dio, battezzato. Può essere qualcosa che giunge a noi dall’esterno: una frase che sentiamo, un’azione che vediamo o subiamo, un incontro inaspettato, una parola letta, un’immagine vista mentre camminiamo, o mentre siamo in macchina che andiamo al lavoro; potrebbe essere una suggestione che nasce dall’interno, dal nostro mondo interiore: un’idea, un pensiero, una fantasia, un ricordo del passato che riemerge, una sofferenza, un desiderio passionale nel senso che non mi lascia libero. Sia che la suggestione provenga dall’esterno che dall’interno, questa cattura la nostra vigilanza, diventa quel puntino nero su un lenzuolo bianco che ci colpisce e occupa tutto il nostro pensiero e il nostro cuore. E’ il serpente che entra nel paradiso del nostro cuore e comincia a dialogare con noi, passando al secondo stadio della penetrazione del male. 
  2. Il colloquio: a questo punto, se non arrestiamo questo processo, si passa alla seconda fase. La nostra attenzione è stata colpita e cominciamo a fantasticare, a riflettere e immaginare che cosa accadrebbe se si seguisse o meno quel pensiero, c’è chi costruisce dei “film”, cose che non esistono, pensieri che non hanno nessun fondamento, parole mai sentite, menzogne che si presentano come veritiere. 
  3. Il combattimento: se il dialogo con il pensiero cattivo non viene fermato, dicendo a se stessi: “sento il desiderio di peccare, di acconsentire, ma decido liberamente il contrario, sono capace di resistere e ritorno a essere vigilante/attento”. Se questo non avviene inizia il combattimento vero e proprio, o più semplicemente scelgo di stare in dialogo con questo pensiero che mi appare appagante, gratificante e piacevole. La tentazione in questo combattimento cercherà di convincerci a cedere, ci farà vedere soprattutto i pro di questa azione cosicché in noi si farà spazio la frase: “In fondo, che male c’è?”. 
  4. Il consenso: dal “che male c’è” alla scelta concreta il passo è brevissimo; acconsento così alla scelta sbagliata. La battaglia è persa! E il peccato è compiuto. 
  5. La passione: ultimo stadio della penetrazione del male coincide con la cattiva abitudine al male (il vizio), o coazione a ripetere. A questo punto ci vuole tanto esercizio ascetico per uscire da questo stadio e un buon padre/madre spirituale è molto utile per vincere il vizio e ritornare a vegliare/vigilare.

Il perdono testo di Luigi Verdi

Ha un grande valore il perdono, se non si perdona la vita si blocca, non riesce più a scorrere. Ed è impossibile ricominciare davvero. Ma come si può arrivare a perdonare? Perdonare è innanzitutto comprendere. Comprendere non vuol dire giustificare, il male è male, capire è la misericordia che nasce da un cuore che conosce le proprie miserie, i propri dolori, i propri errori e che quindi riesce ad accogliere anche l’altro nella sua debolezza. Perdonare è anche non voler diventare come ciò che odiamo. Il perdono libera il cuore quando va oltre le ferite, quando non cerca la sconfitta dell’avversario ma ha rispetto di quello che l’altro potrebbe essere e non riesce ad essere. Infine perdonare è riuscire a ringraziare chi ti ha ferito. È la cosa più difficile, ma la più liberante: nel suo testamento Bernardette di Lourdes dirà grazie a tutti coloro che l’hanno ferita perché quelle contrarietà l’hanno resa un’altra persona. Ciò che abbiamo di più bello sono tutti quei punti della nostra vita che in origine possono aver fatto molto male, ma coi quali abbiamo imparato a vivere e che si sono trasformati in sorgenti di comprensione e di bene.

Vidi tutte le reti del nemico sulla terra e gemendo dissi:

“Chi potrà sfuggire?”. E udii una voce che mi disse: “L’ umiltà”.  

da Detti dei Padri del deserto, Abbà Antonio

2 risposte a "Sesta traccia sulla vita interiore: il fallimento, l’esperienza del peccato"

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  1. Perdonare è riuscire a ringraziare chi ti ha ferito…
    Quei punti della nostra vita che possono essere stati molto dolorosi diventano sorgenti di comprensione e di bene!
    Ecco cosa mi porto nel cuore.
    Grazie Don Vanio!

    "Mi piace"

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