da Il legno e la luce di V. Garbujo
La parola
Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Betfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: ‘‘Andate nel villaggio che vi sta di fronte: subito troverete un’asina legata e con essa un puledro. Scioglieteli e conduceteli a me. Se qualcuno poi vi dirà qualche cosa, risponderete: Il Signore ne ha bisogno ma li rimanderà subito’‘. Ora questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta: ‘‘Dite alla figlia di Sion: Ecco, il tuo re viene a te mite, seduto su un’asina, con un puledro figlio di bestia da soma’‘. I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla numerosissima stese i suoi mantelli sulla strada mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla via. La folla che andava innanzi a quella che veniva dietro, gridava: Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli! Entrato Gesù in Gerusalemme, tutta la città fu in agitazione e la gente si chiedeva: ‘‘Chi è costui?’‘. E la folla rispondeva: ‘‘Questi è il profeta Gesù, da Nazaret di Galilea’‘.
Matteo 21, 1-11
Immobile!
Sabbia a mezz’aria. Immobile!
Fotogramma di un’esistenza rubata alla storia,
inosservata e da tutti dimenticata ma non da lui. Immobile!
Come tutti sono fermi a guardare, a gridare e cantare:
labbra sorridenti, aperte, all’unisono a osannare.
Osanna, osanna, osanna!
Immobile! Come lui, saldo sulla sua schiena. Immobile!
Quella schiena non desiderava altro che lui:
lo avrebbe portato in ogni luogo, per sempre,
come la polvere dorata su ali di farfalle.
– Vuole andarsene via! –
A un tratto, alza le unghie,
danzando, e la sabbia con delicatezza afferra la brezza.
L’asina sfiora quasi la terra perché il suo corpo
non sentisse alcun dolore.
Lui con la cordicella lo accarezza, stanco di tutta quella immobilità.
I suoi occhi sono spalancati verso l’Eterno!
La folla osanna e questa menzogna, oggi, mi attraversa la pelle,
mentre cammino sulla sponda dello stesso lago,
con la stessa voce, con gli stessi occhi e rimango, io, immobile.
Su! Basta! Corriamo.
E galoppa. E corre veloce. E incalza la terra.
Si disperde l’ombra del suo profumo di quell’amore,
di quelle mani, di quelle labbra che baciarono i suoi piedi.
Occhi spalancati verso l’Eterno di tela e di canto,
illuminano con chiarezza e forza la mia visione:
alberi in fiamme, abbracciati dal vento
sbriciolano fiori sull’asfalto grigio dell’umano.
Quanta seminagione di speranza, nell’andare!
Cerco l’ombra del suo profumo di quell’amore, di quelle mani,
di quelle labbra e i suoi piedi, fra le mie mani,
avvolti dagli stessi petali.
Grazie don Vanjo, che sempre con parole semplici e la sua voce chiara, sa trasmettere le cose essenziali con tanta profondità. Buona Settimana Santa.
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