Datevi da fare

Fossimo morti quando eravamo seduti presso la pentola

Ah, fossimo morti – dice il popolo di Israele! L’uomo per quanto cresca, per quanto passi il tempo, per quanto lo sviluppo tecnologico continui a perfezionarsi, per quanto si diventi sempre più moderni, futuristici, per quanto… l’uomo è sempre l’uomo, è sempre il solito, piccolissimo, banalissimo uomo! Da che mondo è mondo c’è sempre un velo o un muro di scontentezza, d’infelicità, di violenza che serpeggia nel cuore dell’uomo e forse anche nei nostri. 

L’uomo sta sempre a lamentarsi, sempre a giudicare, sempre a vivere nella paura e, quindi, nella difesa che l’altro mi rubi qualcosa di cui solo io ho diritto che sia la mia vita, le mie ragioni, il mio cibo, il mio lavoro, il mio amore, la mia strada, il mio posto, il mio… 

Così, oggi, la parola di Dio, ci invita a fare il punto della situazione sia come comunità e che come singoli. Infatti, se da una parte stiamo vivendo il nostro libro della vita, il libro personalissimo proprio di ciascuno, dall’altra parte siamo dentro il Libro dell’Esodo, che abbiamo appena ascoltato, che simbolicamente è il Libro che racconta la storia di un popolo ed ha i tratti di universalità. 

Il popolo d’Israele, infatti, condannato alla schiavitù, a stare sotto le frustate degli egiziani, costretti ai lavori forzati, è stato appena liberato da Dio perché ha ascoltato il loro grido. Dio ha inviato loro Mosè affinché lo liberasse e così è stato, dopo segni prodigiosi della presenza amorevole e protettrice di Dio. Poi, accade l’impensabile e non solo in questo fatto ascoltato oggi: l’INGRATITUDINE.

L’ingratitudine entra nel cuore del popolo liberato e cominciano a lamentarsi e perché? Perché aveva fame, perché la pancia brontolava un po’, perché i loro stomachi erano vuoti e… “Ah, fossimo morti – dicono – seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà”. 

Il popolo d’Israele nella fatica si lamenta e preferiva morire con la pancia bella piena, piuttosto che essere liberi. Morire da schiavi e sazi, piuttosto che rischiare la vita da uomini e donne liberi, nella pienezza delle loro possibilità per poter generare un futuro diverso, nuovo, nonostante le fatiche del presente. Eppure, per un po’ di fame, il popolo si lamenta: “Fossimo morti da schiavi, piuttosto che da liberi”.  

Credo sia importante accogliere questa provocazione del Libro dell’Esodo. 

E noi? Lamentarci di Dio, della chiesa, della comunità, delle nostre famiglie, dei nostri rapporti, solo perché non ci sfamano come desideriamo? Perché immediatamente non ci hanno appagato nei nostri bisogni, o meglio nei nostri capricci (= pancia vuota)? A volte sembra sia proprio così in molti ambiti della nostra vita privata e sociale: così preoccupati della nostra pancia vuota, del nostro ego, da preferire morire davanti a una pentola piena, piuttosto che nella libertà; morire nella solitudine di una vita in catena e chiusa ma con l’illusione di essere sazi, appagati, piuttosto che rischiare di vivere nella fiducia che c’è sempre un altrove che ci attende dove essere migliori.  

Non comportatevi come i pagani 

Cogliamo, allora, il monito di San Paolo: Non comportativi più con i pagani

Il popolo di Israele che preferisce la pancia piena, la sicurezza di vita alla libertà, in realtà vive come i pagani, senza Dio, senza speranza, privi di fiducia nel futuro. 

Chiediamoci se il nostro modo di scegliere, pensare, parlare, scrivere, mangiare, insomma il nostro modo di essere e stare al mondo è cristiano o pagano? 

Chi ci sta attorno comprende nell’ascoltarci o nel vederci, nell’osservare il nostro agire e nel conoscere il nostro pensiero, che siamo figli di Dio che cercano di realizzare il Vangelo? 

Oppure siamo uguali a tutti gli altri preoccupati così della pentola colma di carne da non vedere il volto del fratello che chiede il mio aiuto?

Datevi da fare

Per cui, come dice Gesù ai suoi, se già non abbiamo iniziato, diamoci da fare. Rimbocchiamoci le maniche, alziamoci, parliamo, testimoniamo che è possibile un modo diverso, una speranza nuova, una parola che sa illuminare e non aumentare le tenebre che spesso avvolgono il mondo e i nostri cuori.


Le letture per questa domenica le puoi trovare

qui

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