Desideroso di morire – Alzati e mangia – e soprattutto CAMMINA!
Il grande profeta Elia è in crisi a tal punto che desidera e chiede la morte al suo Dio. Forse stanco di predicare la parola di Dio o deluso per la poca accoglienza di essa e chissà forse per un rapporto inardito con Dio… insomma Elia fa qualcosa di molto grave: chiede la morte e si corica in quel sonno che anticipa la morte che bramava.
Ma si sa Dio nel torpore degli uomini fa miracoli come con Adamo che nel suo torpore, mentre dormiva, genera Eva, così per Elia nel suo torpore gli prepara da mangiare. Un cibo che gli donerà la forza per camminare 40 giorni e 40 notti per raggiungere il luogo della comunione con Dio, il monte Oreb.
Il qualche modo la vicenda di Elia ci vuole dire che non c’è notte della fede, non c’è tristezza nell’uomo, che non possa essere ascoltata e sanata da Dio. Ma pure che non c’è notte della fede, non c’è tristezza che non richieda all’uomo uno sforzo in più nel mettersi in cammino e cercare altro, oltre, altrove. La focaccia, il cibo che Dio procura a Elia, non era per risolvere le sue questioni e il suo desiderio di morire, ma per dargli la forza per andare a incontrare Dio all’Oreb e lì cercare risposta al suo conflitto interiore.
Sei in crisi? Alzati e cammina. Datti da fare ancora e di nuovo.
Quindi attenzione a noi se pretendiamo le risposte facili e immediate, queste non valgono nella vita ordinaria e tantomeno con Dio. Dio ci da il necessario per alzarci e metterci in cammino a cercare, invocando il nostro coinvolgimento, la fatica, un passo deciso. Dio procura la FORZA DI VOLONTÀ, la FATICA, la CAPACITÀ DI METTERSI IN DISCUSSIONE.
Io sono il pane disceso dal Cielo
Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Potenza del linguaggio di Gesù, il suo mistero e la sua storia espressi non con ragionamenti ma per immagini: pane, vivo, disceso, cielo. Quattro parole e quattro metafore, ciascuna generativa, in quanto ricca di sapore, di esperienza, di movimento e di orizzonti. Queste parole non spiegano il mistero, ma lo fanno vibrare nella vita di chi veramente si pone in ascolto.
Il PANE di cui parlano non è quel pugno di acqua e di farina passata per la macina e il fuoco, contiene molto di più: è simbolo di tutto ciò che è buono per ciascuno e mantiene in vita, perché è VIVO, porta in sé la potenza della vita che non muore.
DISCESO. È il movimento di Dio verso di noi. Egli discende per mille strade, in cento modi, come il pane nel corpo; scende verso di me, ora, in questo momento, e continuamente. Lui discende dal suo CIELO e instancabilmente e ci avvolge di forze buone, o meglio ci coinvolge nel grande mistero dell’amore che si nutre di comunione e della comunione che trova espansione nell’amore. Tutto questo perché il CIELO posso essere vissuto già nell’oggi.
Non mormorate, mangiate
Il brano del Vangelo di oggi si articola attorno al verbo MANGIARE. Un gesto così semplice e quotidiano, eppure così vitale e potente, che Gesù l’ha scelto come simbolo dell’incontro con Dio. Gesù ha raccontato l’esperienza del Regno dei cieli con le parabole del banchetto, della convivialità. Il Pane che discende dal cielo è l’autopresentazione di Dio come una questione vitale per l’uomo. Il pane che mangiamo ci fa vivere e vivere la stessa vita di Dio. Sono bocconi di cielo che allargano le trame della vita, le trame del cuore.
Sorge una domanda: di cosa nutro anima e pensieri? Sto mangiando generosità, bellezza, profondità? Oppure mi nutro di egoismo, intolleranza, miopia dello spirito, insensatezza del vivere, paure?
Attenzione che se accogliamo e riposiamo la nostra mente in pensieri disgreganti, questi ci faranno come loro. Se accogliamo e riposiamo nei pensieri del Vangelo e nella sua amante potenza, questi ci trasformeranno in custodi della bellezza e della tenerezza.
Dove riposiamo?
Le letture per questa domenica le puoi trovare
Leggendo quello che scrive non si può non pensare che lei scrive in “modo Santo!”
Domande, pensieri, interrogativi per chi legge, diventano Grazia che illumina!
Con tutto il cuore grazie don Vanjo!
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