Tendiamo insidie al giusto: Possibilità di convertire
Cercherò di offrire alcuni spunti di riflessione rispetto ad alcuni passi delle letture appena ascoltate. Il libro della Sapienza ci mette subito in guardia: sappi che se fai il bene, se sei giusto, se sai parlare e testimoniare bene, avrai qualcuno – gli empi – che ti tenderà insidie, ti metterà alla prova, saggerà il tuo parlare, il tuo credere, il tuo sopportare. La Parola di Dio ci rivela che se sei giusto e fai il bene, non sempre si riceve in contraccambio altrettanta gratitudine.
La Sapienza annuncia che se rimaniamo saldi nella prova, se non demordiamo e rimaniamo fedeli, ecco che non solo diamo prova a noi stessi della nostra fede, ma, insieme, gli “empi” stessi osservandoci, potrebbero cominciare a credere a chi ispira il nostro agire.
Ecco la grande responsabilità che ci è offerta e richiesta: la mia obbedienza al comandamento dell’amore non è solo per me, per la mia felicità, ma per la conversione di chi mi scruta, vede e giudica.
Lo uccideranno: Possibilità di scappare
Il Vangelo ci presenta, invece, un’altra possibilità: la possibilità di scappare. Quante volte nella vita sopraggiunge questa tentazione: fuggire, ritirarsi dal confronto, rifiutare un dialogo, chiudersi in sé stessi.
I discepoli cadono nella tentazione di fuggire da questo Gesù e da quello che Egli annuncia. Gesù, infatti, continua ad avvertire i suoi intimi su quanto sarebbe accaduto a Lui, alla sua vita, alla sua morte. Li avvisa perché non si spaventino, non si scandalizzino. Gesù desidera prepararli.
E loro cosa fanno? Il tuo amico, il “tuo” Gesù, colui che ami, che segui, ti parla della sua morte e tu che fai? E tu? Pensi ai primi posti! Chi è più grande fra di noi? Eppure è così! Com’è possibile che Gesù annunci che avrebbe sofferto, che sarebbe stato tradito e abbandonato, percosso, consegnato nelle mani degli aguzzini e ucciso e i Dodici, non solo non comprendevano, non solo avevano paura – e questo era anche comprensibile – ma lungo la strada discutevano su chi era il più grande?
Perché i discepoli fanno così? Una possibile risposta: i Dodici sono terrorizzati e preferiscono cambiare discorsi, pensieri, situazioni. I Dodici cominciano a SCAPPARE da quel Gesù inatteso!. La paura è tale che nemmeno gli affetti, il cammino di discepolato, la parola del Signore sono così forti da aiutarli a rimanere aggrappati al Gesù Dio della vita.
E preso un bambino: Possibilità di rimanere
A questa possibilità di scappare, Gesù propone un’altra possibilità: RIMANERE come farebbe un BAMBINO. La vera risposta per vivere da discepolo e vincere la paura è rimanere dietro Lui come farebbe un bambino. Non a caso Gesù prende un bambino alla fine del Vangelo. Il Bambino infatti al tempo di Gesù non valeva nulla. Egli è indifeso, povero e bisognoso di tutto. Chiede, piange, domanda. Bambino è chi si fida dell’adulto, di chi gli vuole bene e che lo aiuta a crescere. E oggi Gesù si paragona a quel bambino: Chi accoglie lui accoglie me.
Gesù ha appena annunciato la sua morte e sta dicendo ai suoi che lui ha bisogno di loro come un bambino, lui prega loro che gli stiano vicino, che rimangano con lui e come lui. Chi è allora il discepolo del Signore che RIMANE?
Chi sa di essere indifeso, bisognoso di Dio, della sua Presenza e della sua Parola.
Rimane chi come un bambino si affida a Dio.
Rimane chi accoglie Dio e lo custodisce come fosse un bambino.
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